domenica 1 luglio 2012

La «Gloriosa Rivoluzione» Americana


La Corte Suprema americana si è espressa, nei giorni scorsi, a favore della riforma sanitaria approvata dal presidente Obama. Il consenso della Corte Suprema, vertice del potere giudiziario, realizza negli Stati Uniti una funzione non secondaria di verifica della conformità di una legge alla Costituzione. In altre parole, la Corte Suprema ha affermato definitivamente che fra i principi espressi dalla Costituzione del 1787/89 e la volontà di creare un sistema sanitario aperto a tutti i cittadini non esiste contrasto.
Per un cittadino europeo è incomprensibile che in un Paese emblema di libertà e democrazia persistesse un residuo del liberalismo di vecchio stampo, che permettesse solo ai più facoltosi di usufruire di cure sanitarie e abbandonasse alla loro sorte gran parte dei cittadini indigenti. In una formula, il moderno sistema americano ancora tollerava che, persino in materia sanitaria, laddove sia in gioco l'interesse primario della vita, il singolo provvedesse a se stesso e l'incapace “s'arrangiasse”.
La riforma sanitaria approvata nel marzo del 2010 modifica la legislazione precedente sotto diversi aspetti. Negli Stati Uniti il sistema sanitario si fonda su assicurazioni stipulate direttamente dai cittadini, con l'esclusione di persone a basso reddito non affette da patologie pregresse tutelate da alcuni programmi ad hoc. In quanto contratti, le assicurazioni si basano sulla forza contrattuale delle parti, non offrono le garanzie di una tutela pubblica ed escludono, a discrezione della società assicuratrice, i soggetti che non costituiscono fonte di guadagno. Gli stessi cittadini impossibilitati, d'altro canto, potrebbero non ricevere un rifiuto dell'assicurazione, ma la richiesta del pagamento di premi spropositati per la copertura dei rischi assunti dalle società, richiesta che equivale a esclusione dalla stipulazione e, quindi, dal diritto alle cure sanitarie.
Sotto questo aspetto, la Riforma Obama non è rivoluzionaria nei contenuti, ancora lontani dalla realizzazione di un sistema europeo, perché risente talora della diffidenza anglosassone verso gli interventi pubblici. La legge, infatti, non interviene trasferendo allo Stato oneri finanziari e poteri per un sistema sanitario pubblico, ma prevede un intervento esterno del Governo sul sistema privato di stipulazione delle polizze, consentendo allo Stato di obbligare società e cittadini (in difficoltà) a concludere contratti di assicurazione a condizioni fattibili. E tuttavia, è impossibile negare il carattere sostanzialmente rivoluzionario della Riforma e della decisione della Corte Suprema.
Quando la Corte Suprema si pronuncia su argomenti del genere, il risultato è una silenziosa, gloriosa rivoluzione. Rientra nella tradizione “mite” anglosassone, che già nel 1688 annunciava al Continente distante un secolo dalla caduta dell'Ancien Regime, una gloriosa rivoluzione, un trionfo istituzionale, il raggiungimento a tutti gli effetti di una forma liberale di Stato in cui il potere assoluto si frazionava in poteri bilanciati fra loro e la politica generale si costruiva per dialettica e sintesi, invece che per ratificazione di una volontà univoca: una rivoluzione cauta, senza spargimenti di sangue e per via che gli storici, dopo Bernstein, definirebbero “riformista”.
L'operato della Corte Suprema (come quello del Parlamento inglese della fine del secolo XVII) è fortemente politicizzato, nel senso positivo del termine, perché storicamente contribuisce a segnare cambiamenti culturali e politici epocali. Parte di questo ruolo dipende dalla composizione peculiare della Corte, costituita da giudici nominati a vita dai Presidenti americani, del cui indirizzo politico tendono a essere espressione, anche nell'interpretazione della legge costituzionale.
Quando una componente prevale sull'altra, la Corte traduce in concreto indirizzi innovatori, senza modificare formalmente la Costituzione (che infatti risale a oltre due secoli fa), ma adeguandola.
Così, l'avvallo nel 1937, da parte della Corte, del New Deal rooseveltiano, il nuovo corso di finanziamenti pubblici, sostegno ai redditi e all'industria, creazione di enti nazionali, statalizzazioni e realizzazione di opere pubbliche per l'occupazione, fu a lungo osteggiato dai giudici che lo credevano in contrasto con i principi di libertà economica e liberistici espressi dalla Costituzione, ma segnò un importante “svolta riformista” verso lo Stato sociale e la più piena democrazia. Diversamente, in Europa il costituzionalismo democratico-sociale, certamente meglio realizzato, si ottenne a costo della seconda guerra mondiale e del nazifascismo, così come il prezzo del liberalismo e dello Stato di diritto furono la ghigliottina e la Restaurazione. 
Per queste ragioni la Riforma Obama avvicina maggiormente al modello ideale lo Stato sociale americano, per la verità ancora fortemente imperfetto, e potrebbe essere una seconda fase del nuovo corso o una rivoluzione, "gloriosa" nel metodo. L'atteggiamento politico è analogo, quel che cambia è questo: mentre la Rivoluzione inglese ha segnato un antecedente storico del cambiamento nei rapporti fra Stato e società, l'esperienza americana, su questo terreno come su altri, giunge forse tardiva (ma proprio per questo più necessaria). 

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