Ho esordito tre mesi fa rivolgendomi al mio venticinquesimo lettore, l'ultimo di quelli che, con falsa modestia, componevano il pubblico manzoniano, fissando un obiettivo che non si proponeva di essere raggiunto, ma ambiva ad essere affrontato.
Aver raggiunto anche il millesimo lettore non è quindi un risultato se si esclude che un tale evento non si era rappresentato nemmeno come seriamente possibile, che non si era ricercato e, perciò, mancava il presupposto per sperarlo. Non è un gran risultato nemmeno se si considera che questi mille lettori sono in realtà meno e sono, anzi, molti meno, gli stessi che piuttosto abitualmente ritornano a visitare questo luogo. Questa forma di curiosità anche abituale (o questo ritrovarsi casualmente in un luogo) non è, però, privo di valore, per la ferma convinzione che l'espressione e la condivisione delle idee è la vivificazione dell'individuo ed è il punto di partenza per riconoscere o dubitare di appartenere alla comune cittadinanza umana attraverso "la ragione".
Casa è il luogo da cui uno parte. Un verso dell'ormai conosciuto ai lettori, Eliot, tradotto, ha questo suono. Non sono mai riuscito a determinare tutti i significati possibili di questo verso: "la casa è punto di partenza" può significare infiniti concetti. A questo punto vorrei proporne uno filologicamente inesatto, ma adatto alla situazione, in versi che recuperano una serie di citazioni (tecnica congeniale alla poesia sperimentale del Novecento):
Casa è il luogo da cui uno parte
- Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta
si è posato uno sguardo consapevole su se stessi.
(Alcuni dicono che quando è detta la parola muore.
Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere)
(Alcuni dicono che quando è detta la parola muore.
Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere)
Una mescolanza adultera di tutto
per dire qualcosa
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