È recente la notizia della bocciatura da parte del Senato
americano della riforma della NSA.
Il caso riguarda, per intendersi, le modifiche che Obama
aveva voluto apportare all’Agenzia federale che si occupa della sicurezza e (con
quella) del controllo e dell’attività di “spionaggio” sui dati e la vita dei
cittadini statunitensi; Autorità che, con la sua opera indiscriminata, si era
ingerita così pesantemente nella vita privata degli americani da essere,
finalmente, denunciata pubblicamente con l’esplosione del caso Datagate.
La riforma – dei cui effetti realmente innovativi è
difficile discutere in assenza di un testo approvato, ma dalla cui mancata
approvazione (e dalla mancata approvazione dei principi che contiene) si
possono ricavare alcune considerazioni – è stata fermata in Senato dal voto
contrario dei Repubblicani, fatto emblematico e rilevante anche al di là dei
confini statunitensi se si pensa che proprio il Partito Repubblicano americano
è uno dei modelli di riferimento della destra “moderna”.
Emblematico è infatti il caso che proprio il partito di quel
Paese, che per eccellenza incarna (anche storicamente) la massima tutela del
liberismo e della libertà privata, sia stato il freno alla riforma che si
proponeva di limitare l’intromissione dello Stato nell’intimità della vita dei
cittadini. E, tuttavia, emblematico da un punto di vista teorico, ma non una
novità.
Se nella sinistra è intrinseca – come scriveva Bobbio –
l’oscillazione fra la preservazione di una uguaglianza “naturale” degli
uomini e l’intervento “livellatore” dello Stato per assicurare questo
risultato, nella destra – quella americana che ha votato per il mantenimento
degli strapoteri alla NSA – non è nuova questa contraddizione fra l’esaltazione
dell’individuo e contemporaneamente dell’Autorità: libertà e autorità che concettualmente si contrappongono.
Da una parte, in effetti, sta il liberalismo, la cultura
secondo la quale al privato nessun limite esterno troppo proibitivo per sua
libertà dovrebbe essere posto; nessun limite (o nessun limite irrazionale) alla
proprietà privata, alla sua libera iniziativa economica, al suo diritto di
autodeterminarsi, di emergere nella società in quanto individuo; di scavare
pozzi, impiantare fabbriche, comprare azioni in borsa; di determinare anche gli
aspetti “interiori” della sua vita: la coscienza, la religione, la propria volontà. Dall’altra, però, sta quella “naturalmente (o storicamente) di destra”
ragion di Stato, quasi un retaggio del filosofo Hobbes; la ragion di Stato che
legittima ogni potere pubblico in nome della lotta al terrorismo; la ragion di
Stato che permette di “spiare” la vita dei privati (“Questo è il momento
peggiore possibile per legarci le mani dietro la schiena”, ha dichiarato il
senatore americano McConnell); la ragion di Stato che rivendica di sapere cosa
sia eticamente giusto o sbagliato e che determina o limita il diritto di vivere
o morire; la ragion di Stato che condanna moralmente l’aborto o che non
riconosce i diritti civili alle coppie di fatto o omosessuali; la ragion di
Stato che nega l’eutanasia; la ragion di Stato che, infine, può ricorrere alla
forza nonostante e contro la volontà dei cittadini ricorrendo alla ragione
della “guerra giusta”.
In questo lungo elenco sta la doppia natura, quasi
inconciliabile, di molta parte del pensiero di destra, liberale e conservatore
allo stesso tempo, individualista ma “organicista” per certi versi, laico ma confessionale. E sorge il
sospetto, sulla base di questa disamina, che proprio dove il liberalismo aveva
affondato le sue radici più nobili (la libertà individuale, il diritto alla
vita, i diritti civili) ci sia un arretramento o un’indifferenza o – anche –
una disponibilità a sacrificare certi ideali in nome di certi altri interessi.
Mentre laddove sia la tutela degli interessi a prevalere non è ammesso
compromesso. Così, ad esempio, i Repubblicani americani del Senato sono i più
fieri oppositori alla riforma del sistema sanitario che sottrae potere alle
assicurazioni private per avvicinarlo a un sistema “pubblico” in cui siano
garantite cure anche ai cittadini indigenti. Parallelamente sono proprio loro a
opporsi a misure di prevenzione di sicurezza negli impianti industriali che
caricherebbero di costi i grandi imprenditori; sono loro (e i loro seguaci
europei) a volere meno controlli pubblici, meno limiti amministrativi, meno
regolamentazione in materia di mercato del lavoro.
Dov'è la destra della laicità e dei diritti civili? Convive e si lascia sopraffare dalla conservazione, da una forma ormai inattuale di nazionalismo (o autonomismo o discriminazione razziale!) e dalla preservazione dei grandi interessi.
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