
Esiste un'inversione della logica in alcune affermazioni che dovrebbe preoccupare più del problema che agitano. In primo luogo, perché il fantomatico problema non esiste e dunque non può essere validamente espresso; in secondo luogo, perché, laddove la logica diventa una contorsione del ragionamento, soccorrono inganni di vario genere: dal tentativo di suscitare terrore a quello di indebolire il livello generale di capacità di pensiero.
Che risparmiare sull'illuminazione pubblica sia la causa (o la concausa) di un aumento della criminalità è argomentazione facilmente debole. Se ci si ragiona, nessuno affermerebbe coscientemente che la causa del traffico di droga, delitti, sfruttamento della prostituzione, furti sia la superficie poco rifulgente della luna.
Le politiche di spending review del Governo italiano hanno, infatti, riguardato anche tagli alla spesa sull'illuminazione pubblica notturna, e le reazioni sono state rapide. La questione è stata affrontata dall'esecutivo in linea con molte proposte della società civile e con riferimento alle statistiche europee, le quali indicano l'Italia come il paese, dopo la Spagna, maggiormente incline al consumo e agli sprechi anche nel settore dell'energia elettrica. Il nostro Paese dissipa energia pro-capite pari al doppio di quella impiegata in Germania e della media UE; nettamente superiori i consumi anche rispetto a Francia, Irlanda, Belgio e Regno Unito.
Benché le intenzioni del legislatore e dei governi spesso trascendano, soprattutto in questi ultimi anni, gli obiettivi dichiarati, è fuori discussione che una scelta del genere importi il doppio effetto di ridurre la spesa pubblica nei settori in cui essa costituisce inutili sprechi e, simultaneamente, di promuovere un ideale positivo o - come definito da parte dell'opinione pubblica - un "circolo virtuoso" di utilizzo intelligente delle risorse.
Diverse barricate concettuali si sono sollevate ugualmente sulla disposizione.
Le politiche di spending review del Governo italiano hanno, infatti, riguardato anche tagli alla spesa sull'illuminazione pubblica notturna, e le reazioni sono state rapide. La questione è stata affrontata dall'esecutivo in linea con molte proposte della società civile e con riferimento alle statistiche europee, le quali indicano l'Italia come il paese, dopo la Spagna, maggiormente incline al consumo e agli sprechi anche nel settore dell'energia elettrica. Il nostro Paese dissipa energia pro-capite pari al doppio di quella impiegata in Germania e della media UE; nettamente superiori i consumi anche rispetto a Francia, Irlanda, Belgio e Regno Unito.
Benché le intenzioni del legislatore e dei governi spesso trascendano, soprattutto in questi ultimi anni, gli obiettivi dichiarati, è fuori discussione che una scelta del genere importi il doppio effetto di ridurre la spesa pubblica nei settori in cui essa costituisce inutili sprechi e, simultaneamente, di promuovere un ideale positivo o - come definito da parte dell'opinione pubblica - un "circolo virtuoso" di utilizzo intelligente delle risorse.
Diverse barricate concettuali si sono sollevate ugualmente sulla disposizione.
Certamente, con l'estremizzazione in entrambi i sensi si rischia la banalizzazione del problema. Non si tratta, perciò, di aderire per partito preso a una posizione ambientalista o di verso opposto.
Si è obiettato che durante le ore notturne si raggiunge il tasso massimo di incidenti stradali che pongono a rischio incolumità pubblica e personale; che alcuni reati sono di per sé "notturni" o si avvalgono della "complicità notturna": agire alla luce del sole è senz'altro un inizio di confessione. Non per questo, però, l'illuminazione è la causa di una riduzione della delinquenza: indubbiamente è un fattore che concorre all'individuazione del problema, ma non alla sua soluzione. La sicurezza stradale si preserva con altri mezzi (controlli dei pubblici ufficiali, limitazioni dell'uso di sostanze alcoliche, provvedimenti su limiti di velocità e accertamenti sulla loro osservanza), la criminalità occasionale o organizzata, che spesso si avvale del silenzio e dell'omertà generale, non trova certo un disincentivo nella sua "visibilità" se questa non si accompagna all'effettiva denuncia o alla fattiva prevenzione con mezzi funzionanti.
Se esiste una minima incidenza dell'illuminazione pubblica sulla riduzione della delinquenza, questa non è né risolutiva, né la causa prima.
Dall'altro lato, il timore atavico, che discende dal rischio dell'incolumità e sfocia nel bisogno di sicurezza, nasconde un problema più rilevante.
In alcune giornate invernali la sera è più luminosa del giorno. Molti potrebbero esserne accorti, esserne soddisfatti o vivere ormai in una sorta di assuefazione. Il consumo inutile di energia elettrica, però, incide direttamente sull'ambiente: l'ambiente è, letteralmente, la prospettiva, il luogo, la forma, lo scenario materiale entro cui la realtà naturale, animale, umana si svolgono.
La sicurezza - pur essendo inconcepibile che una sua compromissione derivi da una decisione del genere - non è la contropartita della libertà personale.
Ovviamente non deve intendersi per "libertà" il dissennato arbitrio. Libertà è un concetto più complesso e, a prima vista, paradossale o inafferrabile, perché si accompagna necessariamente alla responsabilità (personale, morale, civile, universale) che la rende indigesta ad alcuni.
Una politica che escluda l'ambiente sarebbe la vera compromissione delle libertà, perché esclude il fondamento stesso del loro esercizio, il requisito materiale, ovvero la persistenza del genere umano. D'altro canto, una falsa logica che escluda il pensiero sarebbe ugualmente la vera compromissione delle libertà, perché ne esclude il secondo fondamento, il requisito sostanziale, ovvero la decisione, la possibilità di scelta.
(Simone Risoli)
Si è obiettato che durante le ore notturne si raggiunge il tasso massimo di incidenti stradali che pongono a rischio incolumità pubblica e personale; che alcuni reati sono di per sé "notturni" o si avvalgono della "complicità notturna": agire alla luce del sole è senz'altro un inizio di confessione. Non per questo, però, l'illuminazione è la causa di una riduzione della delinquenza: indubbiamente è un fattore che concorre all'individuazione del problema, ma non alla sua soluzione. La sicurezza stradale si preserva con altri mezzi (controlli dei pubblici ufficiali, limitazioni dell'uso di sostanze alcoliche, provvedimenti su limiti di velocità e accertamenti sulla loro osservanza), la criminalità occasionale o organizzata, che spesso si avvale del silenzio e dell'omertà generale, non trova certo un disincentivo nella sua "visibilità" se questa non si accompagna all'effettiva denuncia o alla fattiva prevenzione con mezzi funzionanti.
Se esiste una minima incidenza dell'illuminazione pubblica sulla riduzione della delinquenza, questa non è né risolutiva, né la causa prima.
Dall'altro lato, il timore atavico, che discende dal rischio dell'incolumità e sfocia nel bisogno di sicurezza, nasconde un problema più rilevante.
In alcune giornate invernali la sera è più luminosa del giorno. Molti potrebbero esserne accorti, esserne soddisfatti o vivere ormai in una sorta di assuefazione. Il consumo inutile di energia elettrica, però, incide direttamente sull'ambiente: l'ambiente è, letteralmente, la prospettiva, il luogo, la forma, lo scenario materiale entro cui la realtà naturale, animale, umana si svolgono.
La sicurezza - pur essendo inconcepibile che una sua compromissione derivi da una decisione del genere - non è la contropartita della libertà personale.
Ovviamente non deve intendersi per "libertà" il dissennato arbitrio. Libertà è un concetto più complesso e, a prima vista, paradossale o inafferrabile, perché si accompagna necessariamente alla responsabilità (personale, morale, civile, universale) che la rende indigesta ad alcuni.
Una politica che escluda l'ambiente sarebbe la vera compromissione delle libertà, perché esclude il fondamento stesso del loro esercizio, il requisito materiale, ovvero la persistenza del genere umano. D'altro canto, una falsa logica che escluda il pensiero sarebbe ugualmente la vera compromissione delle libertà, perché ne esclude il secondo fondamento, il requisito sostanziale, ovvero la decisione, la possibilità di scelta.
Placida notte, e verecondo raggio
della cadente luna...
...già non arride
spettacol molle ai disperati affetti
(Simone Risoli)
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