(I mangiatori di patate, ovvero dall'estetica della povertà al desiderio di solidarietà; Caffè di notte, ovvero la distanza dagli uomini percepita da chi predica la vicinanza).
I
Il tempo non vuole sentire,
il tempo è coperto di seta sfibrata
che nasconde gli squarci.
Che belli quegli zigomi orrendi,
la pelle di patate estirpate ai campi!
Mangiando le scorze, non resta che scorza
per pelle rappresa,
come un'ostrica spoglia
ad asciugare su uno scoglio.
Giunge per mare l'eco
e lo stesso verso di pennellate.
La donzelletta vien dalla rappresaglia
delle ore
e a stento la consola
la notte chiara e dolce e senza vento.
II
La notte è tutta poesia
nella casa di fronte illuminata.
Carte ora frusciano, i campi ora sono
il blu della volta celeste
e sembra sentirsi un suono
campestre
e impazienti nitriti di consolazione.
Ma questo si ode nel silenzio oltre le finestre.
La nebbia dell'ultima notte prima del giorno
è impenetrabile da questo vetro d'argento,
i palazzi sono mosaici dipinti
nelle reti delle zanzariere
e sembra sentirsi stridere
il nitrato di altra consolazione.
(Simone Risoli, 2011/2012)
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